lunedì 3 settembre 2012

Il piccolo libro della vita

Vorrei condividere con voi alcuni passi tratti da un meraviglioso libro. Interessanti spunti per provare a leggere, in una nuova prospettiva, antichi dilemmi.

                         Da “Il Piccolo Libro della Vita” Di Neale Donald Walsch

                                                       LA STANZA DELLA VITA 
L’argomento che tratteremo sono le relazioni umane, qualcosa che molti di noi vivono con una certa difficoltà e tra coloro ci sono anch’io. Frale funzionare. Farle durare sforzarmi di vedere che senso avessero nella mia vita. Non ho mai veramente capito, fino a tempi molto recenti, che cosa fa funzionare le relazioni. E nel mio caso ho riscontrato che il vero problema era che iniziavo le relazioni per i motivi sbagliati. Iniziavo le relazioni pensando a che cosa potevo ricavarne. Quindi, nel momento in cui la relazione non mi dava più ciò che immaginavo dovesse darmi, io volevo tirarmi fuori dalla relazione. E’ questo il modello in cui sono ricaduto per la maggior parte della mia vita adulta. Così, vivevo una relazione dopo l’altra alla ricerca di quella persona perfetta per me che potesse farmi sentire realizzato. Che potesse vedermi per come ero davvero e farmi sentire felice. E vedete, ero disposto a fare uno scambio equo. Ho imparato, per esempio, a sublimare alcune parti della mia personalità che, dopo un certo numero di rapporti falliti, capivo che non risultavano attraenti agli altri. Vi farò un esempio che forse trovereste sciocco ma che faccio sempre proprio perché è sciocco. C’era un periodo in cui stavo con una donna e credevo che lei sarebbe stata la donna della mia vita… (l’autore racconta dettagliatamente una sera a teatro in cui ride spontaneamente e rumorosamente alle battute ironiche degli attori; la compagna è molto infastidita dal molto in cui l’attore ride e glielo fa notare “ma devi per forza ridere così? Viene giù il teatro!”) E ricordo di avere pensato:” così come?” perché vedete, non mi rendevo neanche conto..non immaginavo che la mia risata le causasse imbarazzo. E ricordo il mio desiderio intenso di fare qualsiasi cosa potesse servire per tenerla in quella stanza. In senso figurato, tenerla nella stanza della mia vita. (Comunque dovrei dire per inciso che ho passato la maggior parte della mia vita cercando di tenere delle persone nella mia stanza). Farò qualunque cosa… ma resta in questa stanza. Resta, ti prego, non andartene da questa stanza. Cosa posso fare per tenerti qui? Quale parte di me stesso posso accantonare pur di tenerti qui? Non m’importa, la metterò da parte. Mi importa solo che resti nella stanza della mia vita. Vedete io ero consapevole del compromesso che dovevo fare, o che pensavo di dover fare, per tenere le persone nella mia stanza. Quindi, ho fatto quello che credevo giusto perché la stanza fosse sempre occupata. E invece la stanza continuava a svuotarsi lo stesso. Era un gioco di scambi: senti un po’, io non rido così se tu non starnutisci cosà. Io non mangio così, se tu non fai quest’altra cosa. Compromessi…e i compromessi in genere sono anche più importanti di questi temo. Ed è così che ho scoperto che le mie relazioni nascevano per i motivi sbagliati: che stavo cercando quella valuta negoziabile che potesse bastare per tenere tutti nella mia stanza. Quali aspetti di me, possono essere così attraenti, così magnetici da riuscire, qualunque cosa accada, a tenerti nella mia stanza? E non capivo che mi sbagliavo. Perché così la relazione diventa una transazione commerciale. La finalità di una relazione non ha niente a che fare con ciò che pensi di poter ricavare, ma ha a che fare con ciò che scegli di metterci dentro. Mettere qualcosa come mezzo per esprimere Chi-Sei-Davvero. Ciò che metti in una relazione deve essere autentico; non rinnegare mai il vero te stesso. E se il vero te stesso non è sufficiente, o non è abbastanza attraente, per tenere quella persona nella stanza , lascia che se ne vada. Perché nella stanza arriverà qualcuno che troverà sufficientemente attraente il vero te stesso. E quando verrà nella tua stanza, in risposta alla tu autenticità, rimarrà, perché non dovrai continuare a recitare per tenerlo nella stanza della tua vita.

                           “CIO’ CHE VOGLIO PER TE E’ CIO’ CHE TU VUOI PER TE”
Quando doniamo noi stessi agli altri al massimo, permettiamo a noi stessi l’esperienza di un amore che non conosce condizioni. Un giorno di questi scopriremo persino un modo per gestire una separazione senza amarezze. Un giorno di questi saremo in grado di guardarci in faccia e dire: “mi accorgo che il nostro tempo insieme si è concluso. Mi accorgo che è il momento di continuare volerci bene incondizionatamente, ma facendolo dall’altro capo della stanza, della strada o dall’altro capo del mondo. Perché alcuni dei tuoi comportamenti fisici non sono in armonia con il mio in cui scelgo di vivere la mia vita. E questo non vuol dire che non ti amo. Un giorno di questi saremo capaci di dire la verità senza dover trovare per forza qualcosa di sbagliato nell’altro, o farlo apparire il cattivo della favola per poter giustificare la nostra verità. Quindi, quando amiamo qualcun altro, non cerchiamo mai di limitarlo o costringerlo in nessun modo. L’amore dice “Ciò che voglio per te è ciò che tu vuoi per te”. Il cuore umano si accorge quando gli viene chiesto di essere meno di ciò che è. L’amore dice “ Scelgo per te ciò che tu scegli per te”. Qui c’è ‘ironia suprema di questo paradigma: nel momento in cui dico “Scelgo per te ciò che tu scegli per te”, tu non mi lascerai mai. Perché ciò che tutti cerchiamo è qualcuno che ci lasci avere dalla vita ciò che vogliamo. Vedete, tutto il mondo congiura per non farci avere dalla vita, a partire dai nostri genitori quando abbiamo due anni. “ Non puoi averlo” E poi gli insegnanti a scuola: “ Non masticare le gomme in classe”. Questo continua negli anni dell’adolescenza quando sotto la spinta della nascente sessualità, vorremmo solo viverla ma il mondo congiura che è inappropriato per vari motivi. Oh, quanti disastri abbiamo creato su questo pianeta per tutte queste pazzie sulla sessualità! E continua negli anni della giovinezza, e anche quando siamo più maturi, con il mondo che ci dice che non possiamo avere ciò che vogliamo davvero. [……] In una relazione basata sull’espressione genuina del vero amore, non solo va bene che la moglie vada dal marito e dica “Posso fare un corso di cucito?”, ma va bene anche che la moglie vada dal marito e dica “Posso andare a pranzo con Harry? E il marito che chiameremo Mike, risponde, “Ciò che voglio per te è ciò che tu vuoi per te. Se vuoi pranzare con Harry, pranza con Harry. Ti amo abbastanza da volere ciò che tu vuoi per te”. Se questo Harry avesse qualche intenzione di soffiare la donna a Mike, potrà mettersi il cuore in pace, perché il numero di donne che lasciano quelli come Mike, che concedono loro quel tipo di libertà di esprimersi, è esiguo. Ma è enorme il numero di donne che scapperebbero subito da Mike, se Mike dicesse:” non puoi pranzare con Harry, anzi non devi neppure fare il suo nome in questa casa! Non ci pensare neanche, ma che hai per la testa?” E ovviamente il discorso vale allo stesso modo per le donne nei confronti degli uomini. Lo “scelgo per te ciò che tu scegli per te”, è una grande sfida (non facile) che dovremmo iniziare a mettere in pratica con coloro che amiamo di più per avere relazioni autentiche, non limitanti e soddisfacenti.

                 LE DUE PAROLE MAGICHE: “COME VUOI”.“COME (TU) VUOI”.
All’interno di una relazione vivi autenticamente, vivi la tua verità. (l’autore si appresta a fare un altro esempio). Una volta mi sono rivolto alla splendida signora con cui ero sposato e ho detto qualcosa che mi ha colpito. L’ho guardata con una certa spontaneità e le ho detto. “Sai, vivere con te è come vivere da solo”. Questa è una cosa importante da dire. Perche, vedete, io sono più autentico, sono più me stesso, quando non ho nessuno intorno. Potrei uscire dal letto e camminare per casa nudo per dieci minuti. Potrei anche scendere in cucina senza vestiti. Potrei dire certe cose, cantare una canzone; potrei.. potrei fare qualunque cosa, potrei esistere in modi che mi immagino di poter esistere solo quando sono totalmente da solo. Se vivete con una persona veramente deliziosa, vi accorgerete che vivere con lei è come vivere da soli. Una persona del genere sa letteralmente restituirvi a voi stessi. Dunque, la nostra sfida è: possiamo vivere una relazione senza condizioni? Possiamo vivere in una relazione che non dice mai di no ma solo di sì all’altro? Possiamo usare le nostre relazioni come espressione del più magnifico tipo di amore che possiamo immaginare? Amiamo abbastanza l’altra persona da riuscire a dire le due parole magiche? Non “ti amo”. Onestamente queste sono un po’ abusate. Ecco le due parole magiche di ogni relazione: come vuoi. Come (tu) vuoi. Quando siamo pronti a dire questo, possiamo davvero restituire una persona a se stessa. Ma finché non siamo pronti a dirlo, abbiamo semplicemente cercato di usare il nostro rapporto con l’altro per dare a noi stessi ciò che immaginiamo ci serva per essere felici.

                                                                                     Dottoressa Francesca Caputo
                                                                                          www.ricominciodaqui.it

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